21 Giu 2024

Para ice hockey: Tyler McGregor, la gemma canadese

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PECHINO, CINA - 11 MARZO: Tyler McGregor #8 del Team Canada controlla il disco nel secondo periodo contro il Team South Korea durante le semifinali di Para Ice Hockey nella settima giornata delle Paralimpiadi invernali di Pechino 2022 al National Indoor Stadium l'11 marzo 2022 a Pechino, Cina. (Foto di Steph Chambers/Getty Images)

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Para Ice Hockey
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Il capitano della nazionale nordamericana di Para ice hockey è prima di tutto un ragazzo che sognava di giocare con la maglia del suo Paese 

Immaginate di crescere in un ambiente in cui lo sport, in questo caso l’hockey, è più che un divertimento per ragazzi o un modo per tenersi in forma: è una religione. Bambini e ragazzi che per ore e ore, nel freddo dell’inverno canadese, giocano senza sosta sulle piste di pattinaggio ghiacciate, sfidandosi in partite interminabili concluse solamente dal tramonto del sole. 

Il volto più puro dello sport. 

Il protagonista della nostra storia è proprio uno di quei bambini. Uno di quelli che la domenica guardava in tv le gesta di campioni dell’NHL come Sidney Crosby, sognando di replicare le loro gesta in stadi gremiti da una folle urlante. 

Tyler McGregor, a differenza di tanti altri, è riuscito almeno in parte a realizzare il suo sogno, diventando il capitano e simbolo della nazionale canadese di Para ice hockey.  

Questa è la sua storia, costruita con etica, disciplina e la fame di diventare il miglior giocatore di tutti. 

 

Alle origini del mito 

Tyler è nato a Forest, nell’Ontario (CAN) l’11 marzo 1994, ed è cresciuto guardando i suoi miti in tv e mettendosi sui pattini già a 3 anni. All’età di 11-12 anni cominciò presto a farsi notare, dominando nelle categorie giovanili. Questo fino all’età di 15 anni, dove tutto cambiò. 

In una partita come tante altre, Tyler vide un varco per puntare deciso verso la porta. All’ultimo secondo si scontrò contro un difensore; un rumore secco e il tonfo sul ghiaccio. La corsa verso l’ospedale con la diagnosi: rottura di tibia e perone. “Qualche mese di lavoro e via sui pattini di nuovo – pensò fiducioso Tyler – è un infortunio normale se giochi a hockey”. 

Dopo qualche mese, però, l’infortunio non accennava a migliorare, con i medici che brancolavano nel buio. Ulteriori esami portarono a una scoperta che nessun ragazzo di 15 anni vorrebbe sentire. A McGregor fu diagnosticato un sarcoma, un raro tumore osseo, la cui unica soluzione per risolvere il problema era quella dell’amputazione della gamba. 

Una botta tremenda per un ragazzo di quell’età, con le copiose lacrime a scendere sul suo viso, pensando al sogno di giocare nell’NHL che si allontanava definitivamente.

 

Vancouver 2010 e una nuova prospettiva 

Durante la degenza ospedaliera, una delle poche cose che tenevano compagnia a Tyler era la televisione. Proprio in quel periodo, la tv canadese trasmetteva la Paralimpiadi di Vancouver 2010. Guardando le gesta di quegli atleti, per McGregor si aprì la prospettiva di un nuovo futuro. 

Uscito dall’ospedale provo a rimettersi i pattini, aiutato dalla sua nuova protesi, determinato a continuare a giocare. I suoi allenatori lo incoraggiarono a provare il Para ice hockey, spiegandoli che tanti giocatori – come lui -, avevano subito operazioni simili. Il primo impatto fu frustrante, per quanto fosse difficile imparare. 

A differenza dell’hockey, il Para ice hockey prevede di avere grande maestria con entrambe le mani: bisogna passare, tirare e muoversi sul ghiaccio usando unicamente la parte superiore del corpo. 

Ma la voglia di competere ed imparare qualcosa di nuovo, unite al desiderio di tornare in campo, era troppo forte e da quel punto in avanti, Tyler era ormai stregato. Passando dunque lunghe ore nel suo garage, ad allenarsi per cercare di assimilare tutti i trucchi possibili per diventare un campione. 

 

Il primo incontro con la nazionale e l’esordio Paralimpico 

Nel mondo del Para ice hockey le voci corrono velocissime di bocca in bocca, e la notizia di un giovane prospetto viaggia rapidamente fino alle orecchie giuste. Bastarono poco più di sei mesi, infatti, prima che Kieran Blocks – uno dei giocatori della nazionale -, scrivesse direttamente a Tyler per chiedergli di allenarsi assieme all’Arena di Burlington, poco lontano da lui. 

Nonostante il livello altissimo, Tyler riuscì a farsi notare, strappando così una convocazione per il team di selezione canadese dell’autunno successivo: il coach notò il potenziale, e a soli 17 anni divenne il più giovane giocatore della nazionale. 

L’esordio alle Paralimpiadi fu a Sochi 2014, dove McGregor ottenne minuti importanti man mano che la competizione avanzava, in un contesto enorme e surreale per un ragazzo ancora giovanissimo. A soli 19 anni, compiuti proprio durante le Paralimpiadi, diede il meglio di sé, aiutando la squadra a portare a casa la medaglia di bronzo, con un record finale di 4 vittorie e 1 sconfitta.

 

Da PyeongChang 2018 fino a Milano Cortina 2026 

Dopo Sochi 2014, le abilità di McGregor continuarono a crescere in maniera esponenziale. Dopo la vittoria ai Mondiali 2017, il Canada riuscì a vincere l’argento ai Giochi di PyeongChang 2018, perdendo solamente in finale contro gli Stati Uniti. 

 

 

GANGNEUNG, COREA DEL SUD - 15 MARZO: Tyler McGregor del Canada festeggia dopo la semifinale di hockey su ghiaccio tra Canada e Corea durante la sesta giornata dei Giochi paralimpici di PyeongChang 2018 il 15 marzo 2018 a Gangneung, Corea del Sud. (Foto di Martin Rose/Getty Images)

Tyler McGregor, Canada, Para Ice Hockey, Giochi Paralimpici Invernali PyeongChang 2018 

 

Nel 2019 i suoi sogni presero vita: a soli 23 anni, Tyler ricevette i galloni da capitano del Canada. Un’emozione indescrivibile per il ragazzo nativo di Forest, ma al tempo stesso una responsabilità enorme. A Beijing 2022, un’altra medaglia, ancora una volta d’argento. 

“Ogni volta che ricevo una medaglia, rimango scioccato da quanto sia pesante rispetto a quelle dei miei giorni nelle categorie minori – ha raccontato recentemente in un’intervista ad un giornale locale - La mia parte preferita è condividere la medaglia con i bambini che hanno lo stesso sogno di perseguire l'hockey come carriera. Ogni volta che posso, parlo con i giovani nelle scuole o nelle arene e organizzo eventi in cui i bambini possono salire sul ghiaccio e allenarsi con la mia slitta”. 

Ora l’ultimo obiettivo può essere solamente uno: conquistare la tanto agognata medaglia d’oro. La strada per Milano Cortina 2026 è ormai tracciata, cercare di salire sul gradino più alto del podio, come immaginava nei suoi sogni da bambino. 

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